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Vimala Thakar

Tratto dal libro “Vivere” di Vimala Thakar

Vivere significa essere in relazione con il cosmo che è dentro e fuori di noi. Per vivere è necessaria un’azione totale, fondendo il mondo interiore con quello esteriore. Per essere capaci di un’azione totale, dovete muovervi, senza l’uso della forza, senza alcuna costrizione.

Accettiamo la realtà della nostra percezione del mondo, ci aggrappiamo alle comodità, alla sicurezza che ci forniscono e non ci arrischiamo mai a esaminare da vicino le distorsioni, le confusioni, le limitazioni.
La comprensione di ciò che è, è di vitale necessità, è la comprensione della realtà che libera, che inonda l’essere con la luce della chiarezza.

Affinché l’autoeducazione abbia successo, è essenziale che non appena comprendete la verità di un fatto, viviate quella comprensione senza intervallo di tempo.

Non potete permettervi di credere che nel privato della vostra camera, del vostro armadio, delle vostre valigie, possiate essere casuali, imprecisi, sporchi. Non c’è privato nella vita. Siete esposti al cosmo ovunque voi siate. Non potete permettervi di poter mangiare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, seguendo i vostri capricci.
In questo inquinamento la sensibilità non può sbocciare.

C’è pochissima sofferenza nella vita che non sia creata dall’uomo. L’infelicità consiste nello sforzo di distorcere i fatti e adeguarli alle nostre ambizioni.

Perché volete divenire qualcun altro? Perché non scoprite cosa siete, nella semplicità del vostro essere c’è il fiorire della realtà. Invece d’ inseguire obiettivi e ideali, invece di lottare, d’indulgere, siate semplicemente ciò che siete.
Voi siete ciò che siete, questa è la realtà.

Amore e paura sono incompatibili.
La dipendenza dagli oggetti, dai concetti, dalle persone, dalle situazioni è normale, perché ne siamo abituati da intere generazioni. Non conosciamo alcuna altra possibilità di funzionamento. Questo è il motivo per cui dobbiamo imparare a educarci ad un’altra vita, liberi dai legami, dalle dipendenze e dagli attaccamenti.

Quando la struttura del pensiero perde la presa, voi non ci siete più. In precedenza eravate presenti come osservatori, ma ora entrate in una dimensione diversa. Interviene la dimensione del silenzio, non turbata da nessun movimento, assorbiti, immersi nello spazio interiore della vacuità. Non c’è più un voi, c’è solo la totalità dell’essere.

La dimora della meditazione è l’essere senza tempo, senza suono, senza causa.
Meditazione è incontrare l’eternità nel momento presente, é vivere esposti a ogni movimento della vita senza alcun movimento difensivo.
La meditazione non è collegata al tempo e allo spazio, non è limitata da nessuna costruzione mentale.
Meditazione è uno stato dell’essere e non un’attività, o uno stato mentale.
La meditazione è un modo totale di vivere, non è né orientale, né occidentale, la vita è.
La concentrazione rafforza la coscienza egoica, allarga la sfera delle esperienze, ma non può portare allo stato di meditazione.

R.P. Kaushik

Tratto dal libro: “La Lunga Notte dell’Anima” di R.P. Kaushik

Quando l’intelligenza assume la direzione delle funzioni della mente, comincia ad agire anche sul corpo.
La profondità con cui vi immergerete in questa vita spirituale determinerà la vastità dei cambiamenti che avranno luogo nel vostro corpo.

Quando la mente si trova ad affrontare dei problemi che possono essere privazioni, malattie, frustrazioni o restrizioni di qualsiasi genere, cerca una soluzione. E in ogni epoca la mente umana ha sempre immaginato che la soluzione dei suoi problemi fosse da ricercare andando all’opposto di “quello che è”.
Così all’opposto di questo mondo, che è limitato, la mente umana ha immaginato che esista un Dio senza limiti.
Il conflitto tra gli opposti non ha fine e un Dio di questo genere può solo essere in conflitto con la sua creazione.

L’ unica via che conduce all’Assoluto è il completo dissolversi di “quello che è”, sia che si tratti di qualcosa di sublime, di meraviglioso o di un fatto qualsiasi.
In poche parole, morire a tutto “ciò che è” manifestazione significa rinascere nel non manifesto.
La fine del pensiero, la completa cessazione del pensiero significa l’affiorare del non manifesto. Allora la morte non comporta più la fine di qualcosa, ma implica il passaggio ad un livello più profondo di esistenza.
Se cercate di raggiungere l’Assoluto rifiutando il relativo, quello cioè che si manifesta, mandate in frantumi la vostra mente, e viceversa.
Il nesso che collega queste due esperienze è l’intelligenza.
L’intelligenza non appartiene alla dimensione del relativo, ma le dà significato e il giusto posto.
Tutto quello che percepiamo allora acquista un senso in relazione all’Assoluto.

Non crediate che la consapevolezza sia qualcosa che discende dall’alto su di voi.
Dovete lavorare duro e lavorare duro non significa affatto fare sforzi, ma significa rimanere dove siete, stare “con quello che è”, qualunque cosa sia.
Quando tutti i nostri sforzi finiscono, quando tutto finisce, in quel vuoto totale Dio prende il controllo della situazione.

Solo quando c’è amore si ha la stessa intensità, ed è una grande responsabilità del guru agire in modo da non creare seguaci.

Tratto dal libro: “Alchimia Organica” di R.P. Kaushik

Se c’è vero amore e comunione, il sesso non sarà ricerca di piacere, ma un’espressione dell’amore e sarà l’amore a dirvi quando avere un rapporto sessuale e quando non averlo.
L’amore vi renderà sensibili ai sentimenti altrui, ai reciproci bisogni e esigenze, e quando avete questa sensibilità non potete essere distruttivi, violenti o possessivi.
Quando rinunciate ad una cosa per un’altra non è rinuncia, è un commercio, state solo calcolando perdite e guadagni.
Se la mia spiritualità è in conflitto con il mio amore per una donna, sarà solo in concetto, un immagine. La vera spiritualità è uno stato di libertà totale, in cui non c’è divisione tra spirito e materia.

La gioia è sempre spontanea e non può essere cercata né progettata, il piacere è sempre l’oggetto di una ricerca.
L’esperienza della gioia libera la mente ed il cuore: non si accumula, né grava la mente di memorie.
Le esperienze del piacere si accumulano attorno ad un centro che chiamiamo io od ego. La gioia non annoia mai.
Il piacere oltre un certo limite diventerà tedioso.

Perché si crei un vero rapporto, l’io deve cessare di esistere in quanto soggetto e non identificare più gli altri come oggetti, cioè usarli come strumenti di auto appagamento.

Ogni metodo o tecnica o mantra per trasformare la mente è un’illusione.
Ciò è possibile solo attraverso un’autoconsapevolezza appresa ad ogni istante.
Tecnica significa specializzazione, cioè essere esperti di una parte, non ci si può specializzare sull’intero, sarete degli specialisti, ma non vi renderà capaci di vedere la totalità.

Quando la mente o intelletto è impotente o senza risorse, vedo che mi trovo in uno stato di umiltà, nell’umiltà c’è abbandono e silenzio, c’è innocenza. Quando ha fine l’arroganza intellettuale, inizia il processo del vedere. Ma è importante capire che l’umiltà e l’innocenza non possono essere coltivate.
Il solo valore di un mantra o di una tecnica che un insegnante onesto può trasmettere, consiste nel rimuovere dalla mente del discepolo l’illusione che un metodo o una tecnica possa funzionare.

L’intensità interiore verso il vero non è una via, è energia.

La vera fede è possibile solo nell’autoconsapevolezza totale. Essa non appartiene ad un popolo, a una religione o a un gruppo speciale, non è in conflitto con la ragione, non è la causa di discordia tra gli uomini.

La vita è un grande mistero. Né libri, né maestri, o scritture, vi potranno rivelare cos’è la vita. Essa può essere scoperta solo di momento in momento, tramite un’attenzione totale.
Non siate critici mentre osservate voi stessi, osservate passivamente, senza scelta. Non osservate allo scopo di giungere al silenzio. Se avete un motivo cessate di guardare. Ogni motivo di raggiungere il silenzio mentale, è un sottile forma di violenza.

Ogni volta che l’uomo è toccata dalla sofferenza, egli evade, non avendo quindi un contatto reale con il dolore, vive sempre nel timore di diventarne preda. L’insensibilità dell’individuo verso la propria sofferenza porta all’insensibilità verso le pene altrui. In questo modo si distrugge la possibilità dell’amore nella propria vita.

Con l’intelletto l’ascolto cessa completamente. E’ come inserire una derivazione. L’intelletto è la vostra difesa contro qualcosa che non volete ascoltare.

Vedere l’impossibilità della trasformazione, è l’inizio del vedere. Vedere che sono una massa di idee confuse, di emozioni e di istinti, che non ho i mezzi per cambiare e che non posso realmente cambiare perché proietto me stesso, è il primo passo verso un mutamento della coscienza.
L’io è cieco, l’osservatore è cieco, nel vedere l’impotenza dell’osservatore, ha inizio il mutamento. Quando l’osservatore conscio giunge alla fine, viene a galla l’osservatore inconscio. Non vi siete mai accorti della sua stupidità. Guardate questa stupidità, è un fatto. Non potete evitare un fatto. Vedere la parte oscura di se stessi e rimanere in quest’ombra, è il calore, la disciplina dell’osservazione. E’ il fuoco che trasformerà l’osservatore.

Jiddu Krishnamurti

Tratto dal libro: “L’Uomo alla Svolta” di Jiddu Krishnamurti

Paura vuol dire fuggire via da qualcosa. Ciò che è, non è la paura, è il fuggire che è la paura.
Se capite ciò che è, che bisogno c’è di ciò che dovrebbe essere? Quando diciamo di capire, non è implicito anche l’aver compreso tutto ciò che questo qualcosa ha da dire?

Il “come” implica che qualcuno vi dia un metodo, un sistema che vi porterà a comprendere. Comprensione significa amore e giusto discernimento, ma questi non possono essere insegnati da altri o con sistemi inventati da voi.

Esiste un cambiamento? Nella totale negazione di ogni movimento del pensiero che si allontani da ciò che è, è la fine di ciò che è.
La negazione è l’azione più positiva.

La condizione di vedere è molto più importante di ciò che si vede. Osservare senza l’immagine del pensiero è un’azione libera dal passato.
Quando separiamo il particolare dall’intero, il particolare genera problemi.

Disciplina vuol dire imparare, non adeguarsi, non opprimere, non imitare.
Imparare ciò che è vuol dire libertà da ciò che è.

Il non far niente è di gran lunga più importante del fare qualcosa. L’amore non è attività del pensiero, non è la conseguenza di un comportamento, se non potete coltivarlo, non potete far niente dell’amore.

Il problema di come avere la mente quieta non esiste.
E’la verità che la mente deve essere quieta, vedere questa verità libera la mente dalle ciarle.

Conoscerci ci spaventa, dal momento che siamo divisi in una parte buona ed una cattiva. La parte buona giudica sempre quella cattiva, e questi frammenti sono sempre in lotta l’uno contro l’altro. Questa lotta è dolore.

L’oggetto del mio attaccamento è il mio dominio territoriale o sessuale. E lo proteggo, rintuzzando qualsiasi forma di usurpazione da parte di altri. Limito anche la libertà della persona a cui sono attaccato e limito la mia stessa libertà.

Quando la mente è silenziosa, quel silenzio è un nuova dimensione, e quando c’è qualche piccineria che imperversa, immediatamente si dissolve, perché ora la mente ha una diversa qualità, non nasce dal passato.
Vedere totalmente è intelligenza, vedere frammentariamente è mancanza di intelligenza.

L’osservatore getta sempre la propria ombra su quel che sta osservando. L’osservatore è il passato con tutte le sue memorie, è un’entità condizionata e limitata. È colui che afferma che lui è, ed io sono. Si mette da parte come se fosse differente da quello che sta osservando. Questo genera dualità e conflitto. Per essere consapevoli dell’osservatore, bisogna essere consapevole di tutti i conflitti che generano questa pretesa separatista e di essere differente.
Jean Klein

Tratto dal libro: “La Naturalezza dell’Essere” di Jean Klein

Lei deve capire che per arrendersi io non intendo un’accettazione fatalistica o un sacrificio. Il vero arrendersi è liberarsi di ogni idea e permettere alla percezione di venirvi incontro. Vedrete allora che l’energia fissatasi per esempio come sofferenza arriva a fiorire nella vostra piena attenzione.

In realtà non c’è niente da raggiungere, e nel momento che sarà persuaso di ciò si produrrà un arresto.
Ogni energia prima diretta verso un fine ritorna alla sua origine e lei viene ricondotto alla sua presenza. Quando il vedere e l’udire sono diventati liberi da ogni motivazione, fine e intenzione, lei è in un’attenzione non qualificata, multidimensionale: l’intero corpo ascolta, e l’ascoltare ed il vedere si dissolvono nella presenza. Da ultimo non vi è più un soggetto che vede né un oggetto che è visto.

Cercare qualcosa, attendere qualcosa, sperare di realizzare qualcosa, sono tutti movimenti che conducono lontano dal proprio asse, verso la periferia, che ci allontanano da una coscienza globale per condurci verso ”un punto di vista”.

Ciò che è reale esiste in se stesso, finché la persona ha bisogno di coscienza per essere conosciuta, non è reale. Lei può vedere quello che non è, non potrà mai vedere quello che è. Quando diventate familiari con ciò che non siete, sentite una distanza, finché viene il momento in cui sentite ciò che siete senza toccarlo. Questo è essere conoscenza.

La meditazione non è una funzione cerebrale. Vi può essere l’urgenza interiore di meditare, ma questa viene direttamente dal silenzio, dalla vostre vera natura.
Finché non avete realizzato il silenzio, stare seduti può aiutare a familiarizzarvi con voi stessi, fino a quando vi ritrovate nell’ ascolto, allora la meditazione è presente in ogni momento.
Conoscere voi stessi non richiede una pratica. Non avete bisogno di intraprendere nulla. Non vi è nulla da raggiungere, nulla da perdere.

Per liberare un bambino da un’immagine dovete essere liberi da ogni qualificazione, in particolare di essere un padre. Conservare l’immagine del padre genera il bisogno di adempiere a tutto ciò che definisce la sua relazione con voi. Si stabilisce così una specie di reciproco imprigionamento.

Non esiste un sistema, un metodo, una tecnica grazie al quale avvicinarsi alla realtà. Essa rivela se stessa là dove ogni tecnica e ogni sistema falliscono, là dove si vede la futilità del volere. Ogni sforzo di questo tipo conduce al rafforzamento dell’ego.

Quando la mente vede le sue limitazioni, nascono un’umiltà e un innocenza che non sono oggetti di coltivazione, accumulazione o apprendimento, ma il risultato di una comprensione istantanea. Quando vede la sua impotenza, la sua debolezza e nulla sta reagendo, allora arriva un momento di resa, una sosta silenziosa nella quale si trova in comunione con il silenzio, con l’ultima verità. E’ questa realtà a trasformare la mente, e non uno sforzo o una decisione.

Per scoprire la spontaneità, il pensiero conscio e quello inconscio devono estinguersi.

Esistono pensieri, emozioni e percezioni, ma non vi è nulla di personale in esse. L’io è una convenzione accettata nelle relazioni umane, è un concetto ma no ha realtà.

Quando sa veramente che quello che cerca è la sua vera natura, allora si libera dell’impulso di sforzarsi.

Lei può veramente prendere delle decisioni soltanto quando accetta la situazione. Nell’accettazione la situazione appartiene alla totalità, alla sua completezza, e la decisione esce da questa prospettiva globale.

Il nome e la forma fanno l’oggetto. Se lei toglie il nome e la forma vi è soltanto coscienza.
Nisargadatta Maharaj

Tratto dal libro: “Io sono Quello” di Sri Nisargadatta Maharaj

Realizzare l’eterno significa essere l’eterno, il tutto, l’universo e il suo contenuto Ogni avvenimento è un effetto e un’espressione del tutto, ed è fondamentalmente in armonia con esso. Ogni risposta che viene dal tutto è necessariamente giusta, senza sforzo e istantanea.

Non puoi assolutamente dire che sei ciò che pensi di essere. Le idee che hai di te cambiano da un giorno all’altro. Per sapere cosa sei, devi prima indagare e sapere cosa non sei.

La verità è semplice e aperta a tutti. E’ la falsità a essere difficoltosa e fonte di problemi, vuole, pretende e ha aspettative in continuazione. Essendo falsa, è vuota, sempre in cerca di conferme e rassicurazioni.

Nutrire idee come ”sono un peccatore” o non “sono un peccatore” è peccato. Identificarsi con il particolare è il peccato più grave.

L’impersonale è reale, il personale appare e scompare. “Io sono” è l’essere impersonale, “Io sono questo” è la persona.

Lo spirito tocca la materia e ne risulta la coscienza. Questa, inquinata dai ricordi e dalle aspettative diventa un legame e produce karma.

Al di là della mente non esiste l’esperienza, che è uno stato dualistico.
Ognuno vede il mondo attraverso l’idea che ha di se stesso. Se ti immagini separato dal mondo, esso ti appare separato da te e tu provi desideri e paure.

Non puoi essere te stesso per qualche ragione. Tu sei te stesso, senza alcun motivo.

Quando non pretenderai nulla dal mondo e da Dio, quando non vorrai, non cercherai e non ti aspetterai niente, allora lo Stato Supremo verrà da te inatteso, senza essere stato invitato.

La realtà non è ne soggettiva ne oggettiva, né mente, né materia, né tempo ,né spazio. Per essere tali, queste divisioni hanno bisogno di qualcuno che ne sia separato.

L’azione è compiuta dal tutto per il tutto, l’attività dal singolo per se stesso.

Ogni malattia ha inizio nella mente. Occupati innanzitutto della mente, rintracciando ed eliminando tutte le idee e le emozioni sbagliate. Poi vivi e lavora incurante della malattia. Con la rimozione delle cause, l’effetto è destinato a scomparire.

E’ sempre la falsità a farti soffrire: i falsi desideri, le false paure, i falsi valori e le false idee, i falsi rapporti umani. Abbandona il falso e sei libero dal dolore.
La consapevolezza diventa coscienza quando ha un oggetto.

La mente e i sentimenti sono esterni, ma tu li scambi per qualcosa di intimo, credi che il mondo sia oggettivo mentre è solo una proiezione della tua psiche. Questa è la confusione.

La libertà dall’attaccamento non si ottiene con la pratica, sopravviene naturalmente, quando uno conosce se stesso. La coscienza di se è distacco. Ogni desiderio è dovuto a un senso di carenza. Quando non ti manca niente, il desiderio cessa.

La contraddizione è il marchio del falso, il vero non si contraddice mai. E’ inutile cercare la verità se la mente è cieca di fronte al falso. Deve essere purificata da ogni falsità, prima che possa apparire la verità.

Le cose accadono intorno a me, ma non ci prendo parte. Un avvenimento diventa esperienza solo se si è emotivamente coinvolti.

Non c’è niente da diventare, scopri solo ciò che sei. Cercare di conformarsi a un modello, è una insopportabile perdita di tempo, sii e basta.

I cambiamenti sono inevitabili nel mondo del mutevole, ma tu non sei toccato. Tu sei lo sfondo immutabile sul quale vengono percepiti i cambiamenti.

Tutti i desideri devono essere abbandonati perché desiderandoli, tu diventi i tuoi desideri. Quando non rimane alcun desiderio, ritorni al tuo stato naturale.

Ciò che ricordi non è mai reale, il reale è ora.
Meister Eckhart

Tratto dal libro: “Dell’uomo nobile” di Meister Eckart

Mi è stata posta la seguente questione: alcuni vorrebbero separarsi completamente dagli altri e stare soli – e in ciò troverebbero la pace, e nello stare in chiesa: è questa la cosa migliore? Io ho risposto di no, ed ecco perché. Chi è come deve essere, in verità, si trova bene in ogni luogo e con chiunque, ma chi non è come deve essere non si trova bene in nessun luogo e con nessuno. Colui che è come deve essere, ha Dio vicino a sé in verità, e chi possiede Dio in verità, lo possiede ovunque: per la strada e accanto a qualsiasi persona, così come in chiesa, in solitudine o nella cella. Se un uomo siffatto lo possiede veramente, e possiede lui soltanto, nessuno gli può essere di ostacolo.

Ma l’uomo in cui Dio non abita veramente, e che deve cercare Dio all’esterno, in questa cosa e in quell’altra, e che cerca Dio in modi diseguali, nelle opere o nelle persone o nei diversi luoghi, non possiede Dio. Un tale uomo incontra facilmente degli ostacoli, giacché egli non possiede Dio, e non cerca lui solo, né lui solo ama o ha nella mente; perciò gli sono di ostacolo non soltanto le cattive compagnie, ma anche quelle buone, e non soltanto la strada, ma anche la chiesa, e non soltanto le parole e le opere cattive, ma anche quelle buone: l’ostacolo infatti è in lui, perché Dio non è divenuto tutto per lui.

La volontà è piena e retta quando è totalmente spoglia di se stessa, disappropriata, e formata sulla volontà di Dio. Si, più è così, più è retta e vera.
Essere vuoto di ogni creatura è essere pieno di Dio, ed essere pieno di ogni creatura è essere vuoto di Dio.

Dio ama in virtù di se stesso, e compie ogni cosa in virtù di se stesso; ovvero egli ama per amore dell’amore e compie le opere per amore dell’operare. Infatti, senza alcun dubbio Dio non avrebbe generato il Figlio unigenito nell’eternità, se l’aver generato non fosse identico al generare. Perciò i santi dicono che il figlio è generato così eternamente che ancora continua ad esser generato. Sicché, Dio non avrebbe creato il mondo se l’aver creato non fosse tutt’uno con il creare. Perciò Dio ha creato il mondo in guisa tale che ancora continua a crearlo. Tutto ciò che è passato o futuro è lontano e altro da Dio. Perciò chi è nato da Dio quale figlio di Dio, ama Dio per lui stesso, ovvero ama Dio per amore di Dio e compie tutte le opere per amore dell’operare.
Ecco cosa intende Nostro signore quando dice: “Un uomo nobile partì”; l’uomo infatti, deve abbandonare tutte le immagini e se stesso, e diventare estraneo a tutto e da tutto dissimile, se vuole e deve veramente accogliere il Figlio e divenire figlio, nel cuore e nel seno del Padre.

Tratto dal libro: “ll natale dell’anima” di Meister Eckhart

L’amore separa l’anima dal corpo, ma l’amore separa tutte le cose dall’anima: esso non tollera a nessuna condizione se non Dio e ciò che è Dio e ciò che è di Dio. Chi è preso in questa rete, chi cammina in questa via, può fare ciò che vuole: qualunque cosa egli faccia è opera dell’amore; che egli faccia qualcosa o non faccia nulla, non importa. L’azione più insignificante, l’occupazione più umile è per lui e per gli altri uomini più salutare, più feconda e più grata a Dio che non le azioni di tutti gli uomini i quali siano puri di peccato mortale, ma inferiore a lui nell’amore. La sua quiete è più utile dell’attività dell’altro.

L’istante in cui Dio creò il primo uomo, l’istante in cui l’ultimo uomo perirà e quello in cui ora io vi parlo, sono identici in Dio: in lui non c’è che un unico istante. Vedete! Uno vive nella medesima luce con Dio: perciò egli non conosce né sofferenza, né futuro, ma un’unica, sempre uguale eternità. Per un simile uomo, compreso com’è nella verità, non esistono miracoli: in lui è l’essenza di tutte le cose; nessun accidente, nessun futuro può portargli qualcosa di nuovo, poiché egli vive in un presente che rinverdisce in ogni tempo, senza interruzione! Una simile potenza divina risiede in questa forza.

Ecco come puoi riconoscere se la tua sofferenza è tua oppure di Dio: se soffri per amore di te stesso, la tua sofferenza ti fa sempre male e il portarla ti pesa; ma se invece soffri soltanto in Dio e per Dio, essa non ti fa male e non ti pesa, poiché è Dio che porta il fardello. E s’anche cadesse su di te d’un colpo solo tutto il dolore che gli uomini hanno sofferto, o che tutto il mondo sopporta insieme, esso non ti dorrebbe, né ti sembrerebbe pesante, poiché Dio porterebbe il fardello.

Tratto dal libro: “La Via del Distacco” di Meister Eckhart

Maestro Eckhart disse: chi è sempre solo è degno di Dio. A chi è sempre con se stesso, Dio resta accanto. E in chi sempre permane in un eterno presente, in lui Dio genera incessantemente il Figlio.

Noi dobbiamo fare in modo di non dover pregare Dio perché ci dia la sua grazia e la sua bontà divine; dobbiamo fare in modo di prendercele da soli, e di non chiedergli nulla di ciò. Infatti Dio, con il suo influsso divino non può fare a meno di scendere nell’uomo umile.

E’ amato da Dio chi possiede queste tre cose: la prima è la rinuncia ai beni, la seconda a ogni piacere, la terza a se stesso.

Quando Dio fece l’uomo, la parte più intima della divinità fu unita all’uomo.

Maestro Eckhart disse a un uomo povero: “Che Dio ti conceda il buongiorno, fratello”.“ Signore , abbiatelo voi; io non ho mai avuto una cattiva giornata.”
Egli disse: “Perché fratello?”. “Perché ho sempre sofferto volentieri quello che Dio mi dava da soffrire, e, dato che mi sentivo indegno di lui, non sono mai stato triste o afflitto.”
Egli disse: “Dove hai trovato Dio soprattutto?”. “Quando ho lasciato tutte le creature, è allora che ho trovato Dio.”
Egli disse: “Dove hai lasciato Dio, fratello?”. “In tutti i cuori limpidi e puri.”
Egli disse: “Che tipo di uomo sei tu, fratello?”. “Io sono un re”
Egli disse: “Su che cosa regni?”. “Sulla mia carne. Infatti, tutto quello che il mio spirito ha mai desiderato da Dio, la mia carne era ancora più agile e più pronta a compierlo e a patirlo che il mio spirito a riceverlo.”
Egli disse: “Un re deve avere un regno. Dov’è dunque il tuo regno, fratello?”. “Nell’anima mia.”
Egli disse: “Come è possibile questo, fratello?”. “Quando ho chiuso le porte dei miei cinque sensi e desidero Dio con tutto il mio ardore, è così che trovo Dio nell’anima mia, puramente e beatamente come nella vita eterna.”
Egli disse: “Tu devi essere santo: cosa ti ha fatto santo, fratello?”. “Rimanere fermo in silenzio, insieme all’alta meditazione e all’unione con Dio, ecco quello che mi ha portato in cielo, giacché non ho mai potuto trovare pace nelle cose inferiori a Dio. Ora l’ho trovata, e ho pace e gioia in lui per l’eternità, e questo supera la durata temporale di tutti i regni. Nessuna opera esteriore è altrettanto perfetta, in quanto impedisce l’interiorità.”

Una fanciulla giunse a un convento di domenicani e chiese di Maestro Eckhart. Il portinaio disse:
“Chi devo annunciare?”. Lei rispose: “Non lo so.” Quello fece: “Come, non sapete chi siete?”. E lei: “Perché non sono una fanciulla, né una donna, né un uomo né una moglie, né una vedova né una damigella, né un signore né un servo, e nemmeno una serva.” Il portinaio andò da maestro Eckhart e gli disse: “Venite a vedere la creatura più strana che mi abbia mai parlato, lasciate che vi accompagni, mostratevi e chiedete chi vi cerca”. Così fecero. La ragazza gli parlò come aveva fatto al portinaio. Maestro Eckhart disse: “ Cara fanciulla, il tuo discorso è vero e vivace; spiegami cosa vuoi dire”: Quella rispose: “ Se fossi una fanciulla, sarei nella mia innocenza originaria; se fossi una donna, genererei incessantemente il verbo eterno nell’anima mia; se fossi un uomo, resisterei con tutta la forza ai peccati; se fossi una moglie, sarei fedele al mio caro e unico sposo; se fossi una vedova, avrei costante nostalgia del mio unico amore; se fossi una damigella, svolgerei un nobile servizio; se fossi un servo, compirei duri lavori e servirei il mio Signore con tutta la volontà e senza opposizione. Ma non sono niente di ciò; sono una cosa come un’altra e me ne vado così”. Maestro Eckhart tornò e disse ai suoi discepoli: “Ho sentito parlare l’essere umano più puro quale abbia mai trovato”.

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