Un omaggio
UN OMAGGIO
Un omaggio
Tratto dal libro “Vivere” di Vimala Thakar
Vivere significa essere in relazione con il cosmo che è dentro e fuori di noi. Per vivere è necessaria un’azione totale, fondendo il mondo interiore con quello esteriore. Per essere capaci di un’azione totale, dovete muovervi, senza l’uso della forza, senza alcuna costrizione.
Accettiamo la realtà della nostra percezione del mondo, ci aggrappiamo alle comodità, alla sicurezza che ci forniscono e non ci arrischiamo mai a esaminare da vicino le distorsioni, le confusioni, le limitazioni.
La comprensione di ciò che è, è di vitale necessità, è la comprensione della realtà che libera, che inonda l’essere con la luce della chiarezza.
Affinché l’autoeducazione abbia successo, è essenziale che non appena comprendete la verità di un fatto, viviate quella comprensione senza intervallo di tempo.
Non potete permettervi di credere che nel privato della vostra camera, del vostro armadio, delle vostre valigie, possiate essere casuali, imprecisi, sporchi. Non c’è privato nella vita. Siete esposti al cosmo ovunque voi siate. Non potete permettervi di poter mangiare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, seguendo i vostri capricci.
In questo inquinamento la sensibilità non può sbocciare.
C’è pochissima sofferenza nella vita che non sia creata dall’uomo. L’infelicità consiste nello sforzo di distorcere i fatti e adeguarli alle nostre ambizioni.
Perché volete divenire qualcun altro? Perché non scoprite cosa siete, nella semplicità del vostro essere c’è il fiorire della realtà. Invece d’ inseguire obiettivi e ideali, invece di lottare, d’indulgere, siate semplicemente ciò che siete.
Voi siete ciò che siete, questa è la realtà.
Amore e paura sono incompatibili.
La dipendenza dagli oggetti, dai concetti, dalle persone, dalle situazioni è normale, perché ne siamo abituati da intere generazioni. Non conosciamo alcuna altra possibilità di funzionamento. Questo è il motivo per cui dobbiamo imparare a educarci ad un’altra vita, liberi dai legami, dalle dipendenze e dagli attaccamenti.
Quando la struttura del pensiero perde la presa, voi non ci siete più. In precedenza eravate presenti come osservatori, ma ora entrate in una dimensione diversa. Interviene la dimensione del silenzio, non turbata da nessun movimento, assorbiti, immersi nello spazio interiore della vacuità. Non c’è più un voi, c’è solo la totalità dell’essere.
La dimora della meditazione è l’essere senza tempo, senza suono, senza causa.
Meditazione è incontrare l’eternità nel momento presente, é vivere esposti a ogni movimento della vita senza alcun movimento difensivo.
La meditazione non è collegata al tempo e allo spazio, non è limitata da nessuna costruzione mentale.
Meditazione è uno stato dell’essere e non un’attività, o uno stato mentale.
La meditazione è un modo totale di vivere, non è né orientale, né occidentale, la vita è.
La concentrazione rafforza la coscienza egoica, allarga la sfera delle esperienze, ma non può portare allo stato di meditazione.
Tratto dal libro: “La Lunga Notte dell’Anima” di R.P. Kaushik
Quando l’intelligenza assume la direzione delle funzioni della mente, comincia ad agire anche sul corpo.
La profondità con cui vi immergerete in questa vita spirituale determinerà la vastità dei cambiamenti che avranno luogo nel vostro corpo.
Quando la mente si trova ad affrontare dei problemi che possono essere privazioni, malattie, frustrazioni o restrizioni di qualsiasi genere, cerca una soluzione. E in ogni epoca la mente umana ha sempre immaginato che la soluzione dei suoi problemi fosse da ricercare andando all’opposto di “quello che è”.
Così all’opposto di questo mondo, che è limitato, la mente umana ha immaginato che esista un Dio senza limiti.
Il conflitto tra gli opposti non ha fine e un Dio di questo genere può solo essere in conflitto con la sua creazione.
L’ unica via che conduce all’Assoluto è il completo dissolversi di “quello che è”, sia che si tratti di qualcosa di sublime, di meraviglioso o di un fatto qualsiasi.
In poche parole, morire a tutto “ciò che è” manifestazione significa rinascere nel non manifesto.
La fine del pensiero, la completa cessazione del pensiero significa l’affiorare del non manifesto. Allora la morte non comporta più la fine di qualcosa, ma implica il passaggio ad un livello più profondo di esistenza.
Se cercate di raggiungere l’Assoluto rifiutando il relativo, quello cioè che si manifesta, mandate in frantumi la vostra mente, e viceversa.
Il nesso che collega queste due esperienze è l’intelligenza.
L’intelligenza non appartiene alla dimensione del relativo, ma le dà significato e il giusto posto.
Tutto quello che percepiamo allora acquista un senso in relazione all’Assoluto.
Non crediate che la consapevolezza sia qualcosa che discende dall’alto su di voi.
Dovete lavorare duro e lavorare duro non significa affatto fare sforzi, ma significa rimanere dove siete, stare “con quello che è”, qualunque cosa sia.
Quando tutti i nostri sforzi finiscono, quando tutto finisce, in quel vuoto totale Dio prende il controllo della situazione.
Solo quando c’è amore si ha la stessa intensità, ed è una grande responsabilità del guru agire in modo da non creare seguaci.
Tratto dal libro: “Alchimia Organica” di R.P. Kaushik
Se c’è vero amore e comunione, il sesso non sarà ricerca di piacere, ma un’espressione dell’amore e sarà l’amore a dirvi quando avere un rapporto sessuale e quando non averlo.
L’amore vi renderà sensibili ai sentimenti altrui, ai reciproci bisogni e esigenze, e quando avete questa sensibilità non potete essere distruttivi, violenti o possessivi.
Quando rinunciate ad una cosa per un’altra non è rinuncia, è un commercio, state solo calcolando perdite e guadagni.
Se la mia spiritualità è in conflitto con il mio amore per una donna, sarà solo in concetto, un immagine. La vera spiritualità è uno stato di libertà totale, in cui non c’è divisione tra spirito e materia.
La gioia è sempre spontanea e non può essere cercata né progettata, il piacere è sempre l’oggetto di una ricerca.
L’esperienza della gioia libera la mente ed il cuore: non si accumula, né grava la mente di memorie.
Le esperienze del piacere si accumulano attorno ad un centro che chiamiamo io od ego. La gioia non annoia mai.
Il piacere oltre un certo limite diventerà tedioso.
Perché si crei un vero rapporto, l’io deve cessare di esistere in quanto soggetto e non identificare più gli altri come oggetti, cioè usarli come strumenti di auto appagamento.
Ogni metodo o tecnica o mantra per trasformare la mente è un’illusione.
Ciò è possibile solo attraverso un’autoconsapevolezza appresa ad ogni istante.
Tecnica significa specializzazione, cioè essere esperti di una parte, non ci si può specializzare sull’intero, sarete degli specialisti, ma non vi renderà capaci di vedere la totalità.
Quando la mente o intelletto è impotente o senza risorse, vedo che mi trovo in uno stato di umiltà, nell’umiltà c’è abbandono e silenzio, c’è innocenza. Quando ha fine l’arroganza intellettuale, inizia il processo del vedere. Ma è importante capire che l’umiltà e l’innocenza non possono essere coltivate.
Il solo valore di un mantra o di una tecnica che un insegnante onesto può trasmettere, consiste nel rimuovere dalla mente del discepolo l’illusione che un metodo o una tecnica possa funzionare.
L’intensità interiore verso il vero non è una via, è energia.
La vera fede è possibile solo nell’autoconsapevolezza totale. Essa non appartiene ad un popolo, a una religione o a un gruppo speciale, non è in conflitto con la ragione, non è la causa di discordia tra gli uomini.
La vita è un grande mistero. Né libri, né maestri, o scritture, vi potranno rivelare cos’è la vita. Essa può essere scoperta solo di momento in momento, tramite un’attenzione totale.
Non siate critici mentre osservate voi stessi, osservate passivamente, senza scelta. Non osservate allo scopo di giungere al silenzio. Se avete un motivo cessate di guardare. Ogni motivo di raggiungere il silenzio mentale, è un sottile forma di violenza.
Ogni volta che l’uomo è toccata dalla sofferenza, egli evade, non avendo quindi un contatto reale con il dolore, vive sempre nel timore di diventarne preda. L’insensibilità dell’individuo verso la propria sofferenza porta all’insensibilità verso le pene altrui. In questo modo si distrugge la possibilità dell’amore nella propria vita.
Con l’intelletto l’ascolto cessa completamente. E’ come inserire una derivazione. L’intelletto è la vostra difesa contro qualcosa che non volete ascoltare.
Vedere l’impossibilità della trasformazione, è l’inizio del vedere. Vedere che sono una massa di idee confuse, di emozioni e di istinti, che non ho i mezzi per cambiare e che non posso realmente cambiare perché proietto me stesso, è il primo passo verso un mutamento della coscienza.
L’io è cieco, l’osservatore è cieco, nel vedere l’impotenza dell’osservatore, ha inizio il mutamento. Quando l’osservatore conscio giunge alla fine, viene a galla l’osservatore inconscio. Non vi siete mai accorti della sua stupidità. Guardate questa stupidità, è un fatto. Non potete evitare un fatto. Vedere la parte oscura di se stessi e rimanere in quest’ombra, è il calore, la disciplina dell’osservazione. E’ il fuoco che trasformerà l’osservatore.
Tratto dal libro: “L’Uomo alla Svolta” di Jiddu Krishnamurti
Tratto dal libro: “La Naturalezza dell’Essere” di Jean Klein
Quando la mente vede le sue limitazioni, nascono un’umiltà e un innocenza che non sono oggetti di coltivazione, accumulazione o apprendimento, ma il risultato di una comprensione istantanea. Quando vede la sua impotenza, la sua debolezza e nulla sta reagendo, allora arriva un momento di resa, una sosta silenziosa nella quale si trova in comunione con il silenzio, con l’ultima verità. E’ questa realtà a trasformare la mente, e non uno sforzo o una decisione.
Per scoprire la spontaneità, il pensiero conscio e quello inconscio devono estinguersi.
Esistono pensieri, emozioni e percezioni, ma non vi è nulla di personale in esse. L’io è una convenzione accettata nelle relazioni umane, è un concetto ma no ha realtà.
Quando sa veramente che quello che cerca è la sua vera natura, allora si libera dell’impulso di sforzarsi.
Lei può veramente prendere delle decisioni soltanto quando accetta la situazione. Nell’accettazione la situazione appartiene alla totalità, alla sua completezza, e la decisione esce da questa prospettiva globale.
Il nome e la forma fanno l’oggetto. Se lei toglie il nome e la forma vi è soltanto coscienza.
Tratto dal libro: “Io sono Quello” di Sri Nisargadatta Maharaj
Tratto dal libro: “Dell’uomo nobile” di Meister Eckart
Tratto dal libro: “ll natale dell’anima” di Meister Eckhart
Tratto dal libro: “La Via del Distacco” di Meister Eckhart
Quando Dio fece l’uomo, la parte più intima della divinità fu unita all’uomo.
Una fanciulla giunse a un convento di domenicani e chiese di Maestro Eckhart. Il portinaio disse: